Miseria e Nobiltà – la fame atavica
“Io so a memoria la miseria, la miseria è il copione della vera comicità. Non si può far ridere se non si conoscono bene il dolore, la fame, il freddo…” Citazione del principe De Curtis.
Da qui partiamo per parlare di Miseria e Nobiltà, film di Mario Mattoli del 1954. Sono tempi duri per lo scrivano Felice e il fotografo ambulante Pasquale, non hanno più soldi e le loro famiglie sono costrette ad arrangiarsi alla meglio e il più delle volte a saltare i pasti.
Procurarsi il cibo diventa l’emblema dell’arte di arrangiarsi e l’arte di sbarcare il lunario. La fame atavica descritta nel film è una fame circolare che si continua a far sentire anche quando lo stomaco è pieno, una fame insaziabile che per essere soddisfatta fa trovare anche soluzione creative.
L’ingozzarsi con la pasta è un gesto per esorcizzare la paura della fame, perché oggi il cibo c’è e domani non si sa. Ed è proprio questo gesto che ci riconduce all’origine di Miseria e Nobiltà, la commedia dell’arte da cui proviene il teatro di Edoardo Scarpetta.
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